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La subcultura della malavita, il "codice d'onore" delle mafie, non tollera l'omosessualità, essere omosessuale può anche costare la vita. La storia di Pietro e Tommaso non è una storia d'amore con la "a" maiuscola, è senza un lieto fine, ma rappresenta in modo autentico, senza ammiccamenti o "falsi buonismi" il vissuto di due uomini che si cercano, che negano a se stessi la propria omosessualità ma che alla fine si rendono conto, che quella cultura "delinquenziale" impregnata di machismo e prevaricazione li rende infelici. Un quadro a tinte fosche, drammatico, pieno di omoerotismo e sensualità, e che "grida" un messaggio chiaro: convertitevi alla cultura della legalità, alla cultura dell'amore alla luce del sole, solo questa è la strada per la felicità... La cronaca ci racconta spesso come sia ritenuta dalla camorra e dalla mafia "incompatibile" l'essere omosessuale ed essere parte di dette organizzazioni criminali. Ebbene il testo è lo specchio amaro della vita reale, ci dice anche che il crimine non paga, che a risentirne è anche il percorso individuale di acccttazione. Pietro e Tommaso sono vittime e carnefici di loro se stessi, hanno scelto di delinquere, vivono un dramma interiore perché non accettano la propria omosessualità, ma anche il disagio di non essere accettati come omosessuali nel loro cotesto sociale.